giovedì 3 novembre 2011

La tana dello scoiattolo

Ieri sera ho dormito per la prima volta nella casa bassotto della città bassotto.
Mi sembra la tana di uno scoiattolo, perchè per la prima volta da quando sono qui ho dormito bene.
Così bene che mi sono alzata tardi e ho fatto tutto di corsa.
C'è aria di me, là dentro. C'è il legno per terra, la luce che entra da tende molto bianche, è tutto chiaro e pulito e a metà fra vecchio - vecchissimo e nuovo che è come intendo io la casa.
Ci sono le foto delle papere che ha fatto la persona che se n'è andata troppo presto, foto rovinate e sciolte da una lunga permanenza in cantina, che sono quasi astratte.
C'è il mio tappeto per sedermi per terra e i fiori in un vecchio vaso.
C'è anche il computer, settimana prossima ci sarà internet e si potrà scrivere pepetrolio invece di abbrutirsi davanti alla TV.
Quando entri c'è Steve Jobs che ti guarda perchè ci sono ancora pochi libri e uno, sulla mensola, è la sua biografia appena uscita. Voglio capire meglio chi è, mi ci sono imbattuta così tanto da quando sono qui che mi ha incuriosito con i soliti vent'anni di ritardo sul mondo (non sono una persona molto avanti, ve l'avevo già detto? Non prevedo le mode, nè i personaggi che diventeranno cool, nè comincio a interessarmi alle tecnologie e agli scrittori prima che diventino di massa. Sono la pancia della gaussiana, quella bella cicciotta).
La sera prima che morisse stavo leggendo Libertà di Franzen, più che altro per vedere se era un caso letterario fittizio o se era bravo davvero - e, tra parentesi, mi pare bravo davvero.
Ad un certo punto c'è una tirata sulla Apple, sulla multinazionale conservatrice per sua essenza organizzativa, che riesce a diventare per un caso abbastanza straordinario di capitalismo recombinant un simbolo della sinistra.Con un modello chiuso come quello di Microsoft. Con prezzi tutt'altro che democratici. Vendendo cose belle e il sogno di diventare belli acquistandole.
Stavo pensando che condividevo abbastanza questo modo di vedere la cosa, che mi aveva sempre fatto diffidare istintivamente di quelli "O apple o niente".
La mattina dopo Jobs non c'era più. E io ascoltavo commossa "Stay young", pensando a quanto è faticoso e necessario restare giovani, a quanto nel mio piccolo tutto quello che stavamo facendo lo facessimo (io e A.) per restare giovani e folli, per non accomodarci nella zona di agio...
Per questo Steve Jobs sta lì a guardarmi con una benevolenza che non mi avrebbe mai riservato da vivo. Guarda le ciotole delle olive che ho portato dal mio giardino, che stanno in acqua a perdere l'amaro.
Guarda i barattoli con la mia menta già secca per le tisane del raffreddore.
Guarda le molte foto di noi due in viaggio. Le foto dell'ascella, le chiamiamo, quelle che ti fanno i turisti come te con la tua macchina fotografica, in cui io sto sotto l'ascella di A. e sorrido con i bidi in fronte, scialli a coprire spalle non abbastanza musulmane o indù o cattoliche, braccialetti e collane di legno raccattate ovunque come una madonna di pompei orientaleggiante.
Penso che sia contento di stare nella mia tana dello scoiattolo, il rifugio per un inverno che non so ancora quanto durerà, ma che grazie a quel posto diventerà accettabile.
E forse un giorno, se non riuscirò per sempre a restare giovane e folle, se anch'io, come tutti, mi troverò ad abitare nei ricordi, troverò sia stata persino una bella stagione.

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