domenica 5 febbraio 2012

Tre cose che faccio da me

Sono un po' di giorni che devo scrivervi due o tre cose.
La prima e' molto pratica, riguarda il mio esperimento 2012 di riduzione dei costi dell'esistenza. La tesi di fondo e' abbastanza banale: se da due stipendi speri di passare prima o poi a uno e, magari, desideri pure allargare la famiglia oltre le dodici zampe attualmente presenti (quattro umane, otto feline) devi tagliare le cose che ti piacciono, oppure trovare il modo per farle costare meno.
Spesso il modo migliore per ottenere questo risultato e' fare da se'.
Lo scorso fine settimana siamo stati da BotteGas, che e' sempre un posto bellissimo che mi fa sentire a mio agio. Volevo comprare il seitan come al solito, ma il ragazzo mi ha detto: "ma perche' non lo fai tu?". Giusto, perche'? Perche' sono pigra.
Quindi, banalita': comprate semola di grano biologica. Mescolate acqua, fate dei panini da circa 200 grammi, che e' la quantita' che mangiamo noi a cena.
Prendete fazzoletti di stoffa bianca.
La mia prozia ce ne regala uno all'anno, a me e al coniuge, con le iniziali. Sono bellissimi e assolutamente antigienici. Girare con in borsa un fazzoletto pieno di germi potrebbe farmi rimanere il raffreddore per sempre. Quindi purtroppo i fazzoletti sono sempre rimasti nei cassetti, fino a che non sono andati ad avvolgere stretti stretti i panini di seitan. 50 minuti di bollitura in abbondante acqua con un po' di sale, timo e rosmarino et voila', il seitan e' fatto.
Semplice e buono come il pane, capace di assorbire il sapore di qualunque verdura. La farina costa circa quattro euro, ce ne vengono sei panetti, piu' di un chilo. Il costo di duecento grammi al supermercato. Cosi' facendo tagli un altro dei costi pesanti della spesa, quello che giustifichi solo perche' se comperassi la carne spenderesti molto di piu'.
In piu' mangi una cosa buonissima e ricicli anche i fazzoletti della zia Bu (un giorno vi racconto perche' la chiamo cosi').
La seconda cosa che ho ricominciato a fare in casa e' la colazione. Plumcake e muffins.
Dovete sapere che un'altra cosa che ci viene regalata in quantita' semindustriali e' la marmellata fatta con la frutta d'in campagna, che altrimenti matura troppo e va buttata. Il problema e' che mia mamma mi ha cresciuta con il sacro terrore delle conserve dolci fatte in casa, per via del botulino, che molte persone si iniettano nella faccia mentre a me hanno insegnato fin da piccola che fa venire la paralisi anche al cuore e poi si muore. Abbiamo sempre mangiato la passata di pomodoro, perche' con l'acido il botulino non cresce e poi perche' si bolle prima di consumarla. Le salamoie vanno bene per via del sale - incluse quelle delle olive quasi pronte, cosi' i sottaceti.
Lo zucchero, invece, il botulino non e' capace di esorcizzarlo del tutto. Quindi tutte le volte che spalmo la marmellata casalinga sulla fetta biscottata, a fianco del senso di estate e di piacere c'e' un retrogusto spaventoso, lo spettro della morte paralitica del botox. Morta e senza rughe, il peggio possibile.
L'ambivalenza nei confronti della frutta in conserva viene brillantemente risolta dal plumcake e dai muffins.
La marmellata, infatti, messa nel cuore dei dolci, dopo un primo strato di impasto e prima del secondo di copertura, e' meravigliosa. Inoltre, la cottura nel forno cancella ogni traccia di spore e bacilli, rendendo la colazione un piacere antico mai provato nemmeno da bambina, di quelli che fanno pensare che la vita e' in fondo molto bella anche se ti alzi alle sei e guidi nel ghiaccio per andare nella citta' bassotto a perpetrare uno degli errori piu' clamorosi della tua esistenza.
Dal punto di vista dei costi non c'e' nemmeno paragone. Anche comprando le uova al Bottegas, che vengono da galline felici ma sono oggettivamente un po' care, credo che un vassoio di muffin abbia il costo di una sola merendina o di una porzione di cereali.
Quindi, in sintesi: nell'ambito del piano riduzione costi 2012 faccio in casa il seitan riciclando i fazzoletti con le iniziali e la colazione del mattino per me e il coniuge usando farina integrale, poco zucchero, poco olio e la marmellata che altrimenti resta nello sportello. Non che ci si tiri fuori uno stipendio, ma è un inizio.
Fuori dal piano riduzione costi 2012, anzi, in una logica di sicuro aumento della spesa sul lungo periodo, mi sono messa a fare un bambino dentro la pancia.
Ormai sono quattro mesi che lo faccio, non so ancora se e' maschio o femmina ma poco fa penso che si sia un po' mosso.
Mi fa stare fisicamente malissimo, in pratica e' come se avessi l'influenza piu' lunga della mia vita. Mette un brivido quando lo vedo nell'ecografia ed e' li' che si muove, ogni volta piu' lungo e meno alieno, piu' essere umano con il naso e le mani e le vertebre gia' tutte distanziate e mobili come quelle di un adulto.
E' una piccola forza tenace e violentissima che mi fa sentire posseduta, ma mi riempie di speranze e paure piacevoli nella loro vertigine.
Oh, finalmente fine delle allusioni, ve l'ho detto.
Anche se la scaramazia, o il bisogno di proteggerlo da qualunque cattiva sorte, mi fa tremare tutte le volte che ne parlo, mi fa venire voglia di stare zitta solo io e lui o lei, ad ascoltarci crescere e a far passare questo tempo che si e' fermato e non si vuole muovere piu'.
Anche a te l'ho detto, Emmeci, perche' al telefono non mi va di comunicarti che al tuo matrimonio spero di arrivarci rotolando, quindi va a finire che rimando sempre.
Adesso con la vita nuova si fa sul serio.
Adesso che l'ho detto, posso sorridere.

2 commenti:

  1. Io credo che sarà un bambino molto molto molto fortunato! un pepefagiolo! Ci piace :) Ale

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  2. @ Il pepefagiolo ringrazia e ci spera.

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