venerdì 24 giugno 2011

E poi, un giorno, maturo' tutto

Mio marito e' in montagna a camminare, a "fare due passi", come dice lui, fino a tremila metri con i suoi colleghi derelitti (non capiro' mai il piacere della fatica, mi spiace). 
Ho chiamato i miei amici, mi ha risposto lui, spaparanzato nella camera della nave  che sta per salpare da Marsiglia, mentre lei si sta facendo fare un massaggio nella spa. 
Volevo sapere se avevano notizie della mia amica di Parigi, che doveva passare di qui domani. Non le avevano, quindi ho mandato un messaggio a lei, che mi ha risposto felice da un matrimonio in Toscana (dove peraltro si trova anche la mia collega). 
Infine, aspetto che mi chiami la mia meta' femminile (detta anche mia moglie, per via di una foto che ci ritrae il giorno del mio matrimonio, con me in mezzo fra lei e il consorte, mentre tengo la mano a entrambi con espressione estatica, da completezza assoluta). Lei si trova a Catania, perche' il suo fidanzato questo week end lavorava li'.
Quindi? Quindi io sto a casa, stamattina sono stata dal dentista che mi ha massacrata con estremo garbo (e' un ragazzo d'oro, si e' preoccupato moltissimo dell'anestesia, di spiegarmi per filo e per segno cosa stava facendo nella mia bocca spalancata in modo molto poco grazioso, quando e come avrei avvertito una vibrazione e un leggero grattare. Solo che dieci minuti dopo essere uscita dall'ambulatorio mi sembrava di avere preso una randellata sulla mascella). Ho fatto un po' di spesa, sono stata alla Coldiretti a prendere dei bastoncini per legare la mora e una bustina di astri rosa da piantare sul balcone piccolo, nella cassetta dei non ti scordar di me che anche per quest'anno hanno finito il loro azzurrissimo ciclo. 
Ho letto i giornali, sempre piu' basita nello scoprire la pochezza della classe dirigente del Paese e sempre piu' rattristata dall'ennesimo omicidio di solitudine e squallore che e' accaduto nella mia citta'. 
Ho fatto due chiacchiere con i vicini e adesso attendo il fresco per innaffiare. 
Sto buttando via la mia vita? Sono malata di passivita' e mi pentiro' in punto di morte di tutti i week end passati qui invece di partire? Pensero' che rose e gatti e sole sul dondolo non valevano quello che ho perso? 
Non lo so, questa volta faccio la vestale, metto a mollo il riso integrale per accoglierli tutti qui domani sera e mi godo questa solitudine che fa sembrare lunghissime le giornate, mentre di solito mi scappano sotto le mani ed e' gia' ora di andare a dormire. 
Intanto e' maturato tutto.
Ieri sera sono tornata a casa e l'orto era particolarmente provato dal caldo. Quasi per caso ho scostato una foglia accartocciata ed eccolo li', il primo pomodoro rosso fuoco. Aspettero' domani sera, con tutti qui, per tagliarlo, perche' ho bisogno di un rito per quel frutto meraviglioso. 
Oppure no, lo tagliero' stasera per me sola, dente permettendo, per celebrare la mia solitudine verde, che mi sembra l'unica cosa capace di entusiasmarmi in questo momento in cui tutti vogliono darmi un lavoro. Una cosa che dovrebbe farmi felice, perche' e' un po' come raccogliere i frutti di quello che ho fatto in tutti questi anni, invece mi mette ansia per questa impossibilita' di scegliere con lo stomaco. Perche' quello tace, ha entusiasmi brevi, sembra non sapere come dirmi che nessuna di quelle scelte e' giusta. 
Che solo fermarmi un po', fare l'orto e un bambino, viaggiare e guardare cose belle o stare in casa e creare cose belle e' l'unica vera direzione da prendere.

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