venerdì 29 luglio 2011

Diario ipocondriaco parte seconda

Negli ultimi giorni ho visto spesso in tv la pubblicita' di un nuovo programma, che deve essere orribile, quindi non lo guardero' mai.
Una famigliola felice ha appena trovato casa. E' una rassicurante villetta in una strada americana, di quelle con il patio, tutte bianche, con il giardinetto intorno. Quelle che vengono giu' con un refolo di vento, figuriamoci con Katrina.
Fanno una foto tutti insieme davanti all'ingresso, quelle tremende tradizioni che servono solo a ricordare come passa in fretta la vita e come si diventa subito vecchi senza nemmeno accorgersene. 
La voce fuori campo dice: "finalmente hanno trovato la casa dei loro sogni...peccato che sia gia' occupata". Si tratta infatti di un programma sui fantasmi che infestano le abitazioni. La luce si fa improvvisamente livida e spettrale grazie a un sapiente uso del bianco e nero e i vari membri della famigliola incontrano uno a uno gli spaventosi inquilini della casa. Si capisce che non ne usciranno vivi.
L'ipocondria per me e' questa cosa qui. La trasformazione repentina di un avvenimento felice, di un momento positivo, in una scena inquietante e spettrale, piena di pericoli. E' il mondo che si fa in bianco e nero, la notte che scaccia il sole, la serenita' che diventa panico. Potrei andare avanti con le metafore, ma avete capito.
Martedi' e' sparito il gatto grande. Ecco, sono gia' partita male, non e' vero.
Martedi' mattina sono uscita di casa lasciando i due gatti che giocavano felici in giardino. Martedi' sera solo la piccola e' arrivata scampanellando (hanno sempre il campanello al collo per via della caccia agli uccellini). 
Non mi sono preoccupata. A volte il gatto grande sparisce e ritorna a notte fonda.
Mercoledi' mattina di nuovo solo la piccola, niente gatto grande.
Parto per Roma - trasferta in giornata - chiamo nel pomeriggio la signora che ci aiuta con le pulizie, che viene ogni settimana. Mi dice che ha visto il gatto grande, che e' venuto a mangiare poi e' uscito di nuovo. Mi dice che sembrava arrabbiato, non si e' lasciato accarezzare, era un po' arruffato.
Rientro alle undici per temporali su Fiumicino e del gatto neanche l'ombra.
Giovedi' mattina richiamo la signora per avere piu' dettagli sull'incontro. Il gatto era strano e con il pelo tutto brutto e in disordine (avrete visto dalle foto che e' un gatto molto peloso), sembrava di pessimo umore ed e' andato via subito senza nemmeno fare un po' di feste.
Giovedi' torno a pranzo a casa per vedere se ci sono novita'. Nessuna.
Alle sette rientro e comincia la ricerca seria. Vado in cantina, prendo la scala lunga e mi arrampico sul tetto del garage che c'e' dietro al muro di fondo del giardino, da dove cominciano le loro passeggiate aeree. 
Vi risparmio il fatto che a un certo punto non riuscivo a scendere perche' la scala era troppo lontana e il vicino e' venuto a recuperarmi mentre ero seduta sul muro con le gambe penzoloni, la gonnellina e le scarpe col fiocco come alice nel paese delle meraviglia, perche' sono scene pietose. In ogni caso le scoperte sono le seguenti. 
Punto primo: i tetti sono un mondo, un mondo relativamente pulito (tranne il fatto che ho visto dove i miei eroi fanno la cacca quando non sporcano la cassettina), con solo qualche biro caduta dai palazzi. Niente scarafaggi, niente animali morti, niente di strano. Un mondo di gommoso rivestimento grigio scuro che degrada e si rialza, un territorio da cui si ammirano gli interni di mille appartamenti che si affacciano li' intorno, da cui si accede e depositi e giardini (di terra) di villette dimenticate dalla contemporaneita' dei condomini. Quasi bello.
Punto secondo: c'e' una piccola colonia di gattoni dall'aria ben pasciuta (lo testimoniano anche diverse ciotole) che vivono su un tetto al piano ammezzato, un po' piu' avanti sulla sinistra del giardino. Di fronte c'e' un appartamento con il terrazzo, immagino una gattara che da' da mangiare a quella famigliola di bestie (niente cuccioli, devono essere sterilizzati). I condomini, incuriositi dalla ragazza con la gonnella che passeggia sui tetti seguita da un marito perplesso e da una gattina - la piccola - bel felice che scoprissi il suo mondo, mi hanno spiegato che sono sei, tutti in vari toni del bianco, grigio e tigrato. 
Punto terzo: il mio giardino, visto al tramonto da quella prospettiva, e' bellissimo. E' il giardino segreto, come lo avrebbe descritto il libro se avesse inserito una prospettiva aerea. 
Comunque: del gatto grande nessuna traccia, ne' vivo ne' morto ne' ferito.
Completo la ricerca con un giro, questa volta terrestre, del vicinato, raccolgo grande solidarieta' ma nessuno l'ha visto.
Ormai convinta di averlo perso per sempre mi metto sul divano a guardare programmi squallidi, senza nemmeno mangiare perche' ho lo stomaco chiuso. 
Alle undici e mezza circa sento uno scampanellio piu' lento rispetto a quello della gatta piccola e lui fa il suo ingresso in casa, diretto a mangiare verso la cucina. Non zoppica, non e' arruffato, e' normalissimo.
Mangia qualche croccantino. Io lo seguo quasi in lacrime. Sei tornato, sei tornato, come stai...voce spezzata e tutto il resto. Lui mi miagola di stare lontana, mi soffia persino.
Esce di casa e fa un vomitino.
Poi rientra e rimangia, gli avevo fatto andare di traverso i croccantini. E' un po' cauto e diffidente, deve aver passato qualche avventura.
Qui scatta l'ipocondria.
Mi convinco che il gatto abbia preso la rabbia. Non chiedetemi perche', e' cosi'. 
Invece di andarmene a letto serena, tutto e' bene quel che finisce bene, mi metto su internet a cercare i sintomi.
Che ovviamente sono tutti quelli che ha il gatto: vagabondaggio, anoressia e vomito, incedere spaventato, aggressivita', pelo arruffato (questo a dire la verita' l'ha visto la signora, a me sembra normale). Mi sembra persino strabico, chiaro segno di problemi neurologici che avanzano.
La casa si fa tetra come nel programma televisivo.
Pulisco il vomitino con le mani infilate in un paio di sacchetti di plastica (non ho guanti usa e getta), mi lavo le mani cento volte. Sto attenta a come maneggio il cibo. Non tocco nemmeno la piccola, perche' condividono le ciotole e quindi se lui e' malato e' malata anche lei.
Dimenticavo: nel vagabondaggio su internet scopro anche che la rabbia in Italia c'e', anche se e' rara. Ci sono stati casi in Friuli, in Trentino Alto Adige, in alta Lombardia. E' trasmessa dalle volpi dei boschi, che poi la trasmettono ai gatti, ai cani e forse ai topi. Oggettivamente difficile incontrare una volpe sui tetti di casa mia, mai avvistate. I miei gatti, poi, non sono mai stati in montagna, a me la montagna neanche piace, preferisco il mare.
A New York pero' l'hanno presa gli scoiattoli di Central Park, quindi c'e' anche in aree urbane. Dimentico che i miei gatti non sono mai stati neanche a New York. Comincio ad avvilupparmi nell'idea che il gatto puo' essere stato morso da un topo infettato da un micio randagio che e' stato morso da un cane che e' stato in montagna. Sembra la fiera dell'est, ma e' convincente. Mi dico che qui la campagna e' a due passi - o due tetti di distanza - quindi chissa' quante bestie selvatiche ci sono. Annuncio a mio marito che moriremo - in Cina, per via delle tre settimane di incubazione - di rabbia. Lasciate perdere che nessuno dei gatti mi ha morso o graffiato. 
Non dormo per niente.
Stamattina la gattina mi dormiva di fianco come sempre, il gatto presunto infetto sul divano in camera piccola. Si e' stiracchiato, ha fatto la coda a punto interrogativo ed e' venuto a strusciarsi contro la mia gamba.
Oggi pomeriggio, al ritorno dall'ufficio, l'ho trovato spaparanzato sulla panca in giardino che dorme beato, mi si e' avvicinato ed e' venuto ad annusarmi la sottana. Non e' arruffato per niente, cammina normale, con il suo incedere lento e dondolante da gatto raffinato.
Io non riesco a toccarlo. Mi fa paura. Penso se ne accorga, perche' mi guarda perplesso. Mi ci vorranno alcuni giorni per convincermi che non e' infetto e non mi attacchera' nulla, che sta bene e io non moriro', perche' la luce torni diurna e normale.
E' una malattia maledetta, una malattia che ti toglie la felicita', l'ipocondria. 
Non so perche' mi sia tornata in modo cosi' prepotente negli ultimi mesi, credevo che la decisione presa sul mio futuro fosse stata sufficiente per ridarmi equilibrio, invece il mio subconscio continua a lavorare e a tirare fuori le sue "oggettivazioni d'infelicita' e paura", che per me sono le malattie. Come faccio dall'adolescenza non ammetto a me stessa di essere inquieta e il mio cervello escogita tumori e infezioni, un timore socialmente accettabile, e me li attribuisce in quantita'. 
Resisto e non telefono alla veterinaria perche' c'e' sempre l'angioletto della spalla destra, chiamatelo razionalita' se volete, a dirmi che servirebbe solo a farmi ridere dietro e che comunque pochi minuti dopo l'effetto tranquillante sarebbe sparito.
Devo mettere a posto qualche altro fondamentale, evidentemente. 
Ci lavorero' nel week end e spero che il viaggio, con il suo portato di sana agitazione e novita', mi aiuti.
Vado a controllare se il gatto sta bene.

Nessun commento:

Posta un commento