sabato 9 luglio 2011

Il muro di rincospermo

Non avrei mai pensato che il giardino potesse costrure odio invece di pace, che potesse diventare arma di guerra tra me e mio marito.
Invece e' successo proprio questo. 
C'e' un muro di berlino, peraltro ricoperto di rincosperno, che ci separa. Da un lato, i gatti ed io, simili come sempre, innamorati di quello spazio che, in modi diversi, ci siamo costruiti. Io piantando, seminando, creando un posto sicuro e vivo dove c'era il tetto di un magazzino. I gatti ritagliandosi angoli d'ombra, trovando nuove cucce per dormire, trasformando pergole in scale per accedere a tetti da cui difendere la propria casa, come guardie sulle guglie di un castello. 
Dall'altro c'e' lui, di cui di tutto questo non importa niente.
Non lo soprende un peperone che credevo verde e che diventa giallo, una talea d'ortensia che mette le foglie, non si preoccupa per l'ingiallimento di troppe foglie di pomodoro cotte dal caldo o per i mille piccoli bruchi che mangiano le rose (e che sono tra l'altro bellissimi, trasparenti, con il faccino, cosa che mi rende schiacciarli molto piu' doloroso che con un afide). 
Gli pesano i pochi lavori in cui devo coinvolgerlo per forza, perche' non sono capace o sono troppo faticosi. Mi spiace, non sono hulk, ottanta litri di terra da sola faccio fatica a girarli.
Non riconosce nemmeno la competenza, le mille cose di valore che ho imparato, leggendo e provando in questi mesi. Non gioisce di un successo, sbuffa nel sentirmi descrivere una delle mille magie che ho scoperto su un forum o in un libro.
A volte vorrei parlare con lui della differenza fra teorici della potatura e giardinieri che non poterebbero mai, perche' secondo me c'e' dentro una diatriba sociologica, il credere o meno che il mondo si possa manipolare per renderlo piu' forte, sano, o solo per gestirlo.
Mi prende per una pazza. Per lui e' follia il solo avere il dubbio se rifiutare una proposta di lavoro per non abbandonare tutto questo.
Alla fine, lo dico anche a voi dopo averlo ripetuto fino alla nausea alle persone che mi sono intorno, ho accettato di andare a Parma, martedi' scorso ho dato le dimissioni dalla mia azienda e dal 19 settembre saro' lontana dal mio giardino, dai miei gatti e da lui (l'ultimo posto nella lista oggi e' obbligato) dal lunedi' al venerdi'. 
E' stata una scelta sofferta, perche' in realta', in questa fase della mia vita, non percepivo questa scelta come una vera alternativa. Mi sembrava comunque che cio' che avesse valore fosse altrove, in una dimensione molto lontana da quella del lavoro, molto piu' vicina a pepetrolio, ai pomodori, a un figlio non nato che adesso dovra' comunque aspettare ancora. 
Ho deciso, abbiamo deciso, di darmi una possibilita' per entusiasmarmi di nuovo del mondo.
Puo' darsi che la' sia diverso, che in una citta' piu' piccola, in un'azienda sana e familiare, che unisce il meglio di una bella tradizione a un respiro mondiale che comunque e' stata la mia aria fino ad oggi, in un'azienda che si occupa di cibo e non di petrolio (ah, giusto, ma adesso devo chiamare il blog "pan di fragole" o "ortensie e tarallucci"? Mah, vi sapro' dire), io trovi un nuovo senso di partecipazione alle sorti globali attraverso l'istituzione - azienda, che cosi' poco valore ha avuto negli ultimi mesi, a parte il senso di soffocamento del rubarmi la vita.
Non lo so se sara' cosi', se trovero' nuovo slancio e forse non avro' piu' tempo di scrivere, rimettendomi a testa sotto, in apnea, a illudermi di vivere. 
Altrimenti tornero' qui, al mio giardino, a ritrovare il respiro calmo che mi tramettono le fusa della gatta piccola, l'ondeggiare dei fiori di oleandro, il sole implacabile da cui sfuggire nel pomeriggio.
Non so se mio marito sapra' mai capire questo cambiamento di prospettiva, questa diversita' radicale che mi ha presa e che rifiuto di chiamare rassegnazione e rinuncia. 
Mi sembra che mai come ora ci sia differenza nei generi, nel cervello di un maschio che mai potra' accettare il tempo ciclico delle stagioni, nel quale le persone cambiano perche' e' naturale che sia cosi' e non per lo scopo di una linea retta, in cui le sorti magnifiche e progressive altro non sono che il testimone che si passa fra generazioni, i risultati che si possono ottenere con la testa e le mani, il senso profondamente politico di fare quello che ci si sente e non sono quello che l'educazione, la scolarizzazione e le aspettative altrui ci hanno insegnato a fare.
Non so se mio marito riuscira' mai ad amare quella che io in questo momento sento come una grande liberta' interiore, che per lui e' solo obbedire a un cartello che indica per le ragazze della mia eta' la strada della maternita' e la vita della raccoglitrice di frutti.
Intanto guardo monolocali a Parma in cui cerco comunque un piccolo balcone. Per avere un pomodoro e un peperone forse senza senso. 
Che per me oggi rappresentano qualcosa a cui non voglio rinunciare, un angolo di bellezza da chiudere nella valigia con cui comincero' questo pezzetto nuovo della mia esistenza.

Nessun commento:

Posta un commento