martedì 27 marzo 2012

Caro Signor Sindaco

Caro Signor Sindaco,
Ci permettiamo di disturbarla per una questione che, in questi tempi burrascosi, puo' sicuramente sembrare minore, ma a cui, come capira', noi teniamo molto.
Siamo una coppia di suoi concittadini acquisiti come tanti. Originaria dell'Emilia io, mezzo lombardo mezzo piemontese mio marito, da ormai dieci anni viviamo a Milano, che e' fuori da ogni dubbio la nostra citta'. 
Questo villaggio del terzo millennio, lontano dal caos delle metropoli asiatiche che conosciamo, piccolo e vivibile da attraversarlo in bicicletta, ma al contempo vivo, pieno di facce diverse, collegato al mondo, e' la dimensione ideale che, in questo momento, abbiamo scelto per la nostra famiglia. 
Gia', perche' se tutto va bene e in questi casi la scaramanzia e' d'obbligo, da luglio ci sara' una concittadina in piu'. 
Si chiamera' Leda e possiamo assicurarle che faremo di tutto perche' ami e rispetti questo luogo e i suoi abitanti come lo facciamo noi. Le abbiamo scelto un nome antico - greco anche se i greci in questo periodo li si nomina solo per i default finanziari - perche' si puo' pronunciare agevolmente in tutte le lingue ed e' facile da scrivere in qualunque alfabeto.
Non sappiamo, infatti, dove Leda decidera' di trascorrere la sua vita, ma sappiamo che partira' da qui, che la prima immagine di citta' che avra' sara' Milano.
Ora. Deve sapere che il padre della bambina ed io non siamo credenti. Non siamo cattolici, ma neanche buddisti o protestanti. Siamo semplicemente atei, atei estremamente rispettosi dei credi altrui.
Gia' ai tempi del nostro matrimonio, celebrato cinque anni fa, ci infastidiva chi ci diceva che era "un peccato" sposarci in Comune, perche' sarebbe stato meno coreografico di un'entrata in chiesa. Al di la' del fatto che troviamo gli articoli del Codice Civile legati alla costituzione in famiglia bellissimi e pieni di significato e che essere sposati da un'amica, Assessore della cittadina dove sono nata, e' stato per noi il migliore dei matrimoni possibili, troviamo avvilente l'idea di ridurre un rituale religioso a una mera questione estetica, a un rintocco di campane e alla ripetizione di formule che per noi, ma non per un credente, non rivestono nessun significato.
Pensiamo che sia irrispettoso verso chi crede in un dio che benedice le nozze, a cui si fanno promesse che noi abbiamo fatto solo a noi stessi, alle comunita' e allo Stato in cui abbiamo scelto di abitare.
La nascita di Leda ci porra' davanti una questione ben piu' spinosa perche', come sa, un battesimo civile, a oggi, non esiste. Tutti i nostri amici stanno battezzando i loro figli e di amici credenti al momento non ne abbiamo molti. Alcuni lo fanno per quieto vivere, per pressioni familiari, ma per fortuna questo non e' il nostro caso. Le nostre famiglie rispettano le nostre scelte. 
Altri perche' pensano che occorra una festa per celebrare qualcosa di prezioso come una nascita e lo Stato non offre un rito di ingresso nella comunita' che sia anche solo paragonabile al battesimo. Noi siamo d'accordo con loro, ma non ci sentiamo di mettere in bocca alla  nostra neonata una promessa di rinunciare al demonio. Lo fara'' lei, se lo vorra', quando avra' l'eta' della ragione. Per rispetto nostro, di nostra figlia e dei credenti che danno senso a quelle parole, non prenderemo impegni a suo nome per il solo desiderio di farle una festa. Pero' ci dispiace molto.
Eccoci finalmente alla nostra richiesta. 
Caro Sindaco, aiuta noi e le altre famiglie che lo verranno a inaugurare a Milano un rito civile per la nascita dei bambini? 
Non pensiamo a niente di costoso, sa, sappiamo che le casse del Comune non consentono sprechi. 
Basterebbe piantare un albero in un parco cittadino insieme agli altri genitori e poi fare un pic nic tutti insieme se e' estate, oppure trovarci una mattina a Palazzo Marino con un bicchiere di aranciata nelle altre stagioni. 
Basterebbe che lei o un suo Assessore veniste a dare il benvenuto a questi piccoli cittadini, invitando i loro genitori a tirarli su rispettosi del bene comune. Sappiamo che trovereste le parole giuste per farlo.
Sarebbe un bel segnale per i genitori laici e sposati, per quelli religiosi e non sposati, per madri e padri di altri credi, milanesi impatriati come noi, ma anche per chi ha una religione che gli offre un battesimo. Perche' oltre a far parte della comunita' cattolica tutti i bambini sono parte di quella cittadina e, come tali, ci sembra giusto dir loro "ben arrivati".
Signor Sindaco, lei ci ha chiesto di votarla per costruire insieme una citta' gentile. Ci ha conquistati con quell'espressione, perche' e' talmente piu' ricca e démodé dell'abusato "inclusiva", del banale "accogliente", del retorico "di tutti", che anche oggi, a un po' di amministrazione di distanza dalla campagna elettorale, ci fa commuovere.
In nome della citta' gentile le chiediamo di costruire insieme a noi un rito di benvenuto per i nostri bambini. 
Leda e i suoi genitori in divenire la ringraziano in anticipo.

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