Oggi mio marito mi ha fatto leggere un articolo di Cacciari sull'Espresso. A me lui non piace, e' uno di quelli che stanno un passo indietro perche' tanto sanno gia' tutto, perche' sono comunque piu' consapevoli e lungimiranti e intelligenti e saggi degli altri.
Comunque questo articolo diceva alcune cose importanti.
Tipo che assistere a questo gioco delle parti fra destra e sinistra sul tema del lavoro fa male, perche' e' un dibattito vintage, irreale, che sta da un'altra parte, su un altro piano rispetto al mondo reale. Un mondo che e' in guerra, soprattutto sul concetto, piu' che sul tema, del lavoro.
C'e'una frase che fa pensare, una frase che dice: "ma crediamo davvero che lo sviluppo, la crescita, il domani, si baseranno sul lavoro a tempo indeterminato nelle grandi aziende?".
C'e' un mare la' fuori, un mare fatto di ventenni e trentenni che stanno rischiando, stanno inventando il proprio modo di sbancare il lunario con la conoscenza e la creativita' delle mani, della testa e dell'inclinazione.
Sono invisibili, non hanno tutele, le loro imprese individuali muoiono come mosche eppure vanno avanti, si rinventano ogni mattina. Sono l'unico futuro possibile in questo Paese nel naufragio.
Intanto guardo un film che si chiama Once. C'e' un musicista di Dublino che ripara aspirapolveri e una ragazza immigrata dall'est europeo, che pulisce case per mantenere la sua bambina e va in giro per le strade vendendo fiori.
Qualche anno fa li avrei trovati diversi, diversi da una norma non meglio precisata, in cui pero' vivere aveva meno componenti simultanee, avrei distinto in modo piu' netto la loro vita dalla mia. Oggi la mia vita e' un giorno diversa, un giorno uguale alla loro.
Sto per farlo, gentili lettrici e gentili lettori di pepetrolio.
Fra pochi mesi saro' precaria a molteplice e varia come un riparatore di aspirapolveri che suona a Dublino.
Come una con una figlia o un figlio da mantenere - almeno un po' - facendo cose differenti.
Fra pochi mesi scrivero' quello che faccio per vivere, in modo non diverso da ora, ma forse faro' commissioni per le vecchiette del palazzo e del quartiere, terro' bambini e gatti e cani se qualcuno ne avra' bisogno e vedro' se qualcuno vuole le mie verdure, le mie olive in salamoia e le mie borsette di velluto recuperato all'ikea.
Soprattutto provero' a fare del mio giardino il mio tesoro, faro' talee delle mie piante nella convinzione che qualcuno desideri avere fiori e verdure vere, cresciute sane in un ambiente sano, che non arrivano a casa piene di afidi e fragilita'. Capaci di crescere, come qualcuno sta facendo piano piano da qualche parte in questo momento.
Tentero' di dare le mie conoscenze arrabattate, scarse, principianti, insieme all'istinto che fa capire cos'e' che fa piegare gli steli e soffrire le foglie. Cerchero' di capire se qualcuno vuole darmi in cambio qualcosa.
Io, i miei fiori, i miei quadrupedi e un nuovo bipede saremo invisibili, protetti solo da mio marito e non piu' riconoscibili per una politica che ci perdera' di vista e non si chiedera' dove siamo andati. Nelle ricerche fatte dai professori di statistica non ci saro', non saro' mai piu' un caso di successo in un articolo di un giornale pilotato da un'amica.
Noi tutti come famiglia avremo una mortalita' d'impresa altissima e ne ce inventeremo altre, ci proveremo e forse dovremo ricomparire, perche' non ci riuscira' di vivere da invisibili.
Quello che Cacciari pero' non dice nell'articolo e' che esiste la tenacia, la tenacia degli invisibili. Quella cosa che fa stare attaccato un bambino alla pancia contro ogni tempesta di ormoni e cause avverse. Quella che fa resistere i peperoncini fuori nel freddo. Quella che fa risorgere gli ellebori malati e crea le foglie dalle talee.
C'e' la tenacia dei non supportati, di quelli che stanno lontani dai loro cari e vanno avanti.
Di Franco che e' tornato dopo quattro mesi di lavoro all'estero dalla sua moglie malata e ha sospirato di sollievo perche' lei ha resistito ed e' ancora viva.
Di quelli che la politica non vede e che non percepiscono l'assegno di disoccupazione, ma non si arrendono e non passano le giornate davanti alla tv.
Ce la fara' il paese e ce la fara' il giardino, perche' le piante crollano, ma ributtano sempre.
Diteci - diciamoci - in bocca al lupo.
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