Sono distante dal lavoro abbastanza per avvertire tutta la follia degli sforzi compiuti in ufficio, la miopia del rincorrere sempre nuove parole d'ordine per non finire quello che si sta facendo, per avere sempre una nuova sfida - come dicono loro - come se la vita non ne ponesse abbastanza, come se senza non si potesse stare.
Sono ancora vicina, ancora invischiata come un moscerino nella ragnatela, abbastanza da sentirmi in colpa per questa frenesia che non mi appartiene. Non so se, come e quando la recupererò, presa come sono dal senso estremo della generazione della mia pancia e del mio giardino.
Eppure dovrò, prima o poi, altrimenti non si mangia, altrimenti si annoia il prossimo, altrimenti non si vive. Forse.
La' fuori ci sono le rose. Che a fare un fiore e solo quello ci mettono il tempo che ci vuole. Che non mutano da giallo a rosso se non ce n'e' ragione, che sanno essere quello che sono, sono capaci di prendere una decisione e portarla a termine, con la cocciutaggine di chi sa di essere nel giusto.
Sono una persona che vorrebbe imitare le rose e non ne e' capace.
Sono affascinata dalla capacita' di generare senza riuscire ad abbandonarmi a queste sensazioni senza terrore.
Sono piena di consapevolezza sul non senso e non so creare alternative per la mia vanità e per il mio bisogno di essere anche animale sociale.
Sono fregata dall'essermi sentita dire troppo a lungo che sono intelligente e che devo lasciare un segno nel mondo.
Come se finire le slides fosse un tratto di matita nella tela del Pianeta, dove ho l'impressione che una rosa, o una bambina, contino molto di più.
Insomma, anche oggi niente di nuovo. Solo l'ennesimo post simile a quello che mi spinse a cominciare questo diario oltre un anno fa.
Nel mezzo ho cambiato così tante cose, mi sono affannata tanto.
Eppure il dilemma e' sempre lo stesso.
Vediamo come si sanerà e se prima o poi sarò capace di dare una risposta.
Rosa peonia senza nome, che viene dalla campagna |
Rosa Cocktail |
Rosa Serenissima Barni lilla celeste |
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