venerdì 11 maggio 2012

Orticola 2012

Fra i pochi vantaggi dell'attesa c'e' il fatto di essere non dico libera, ma lavoratrice domestica, il venerdì.
Questo vuol dire che se vuoi, se sconfiggi l'arrabbiatura e l'inedia di aver passato la mattina in videoconferenza a parlare a un computer e c'e' il sole puoi andare a fare una tarda pausa pranzo fuori e che ti senti pure straordinariamente brava perché hai fatto una passeggiata, come se bastasse quella a ridurre l'effetto cetaceo della tua ombra riflessa sui muri.
Tutto questo se c'e' Orticola diventa straordinario. Io amo Orticola. Non mi importa se e' la Chelsea de no' artri. Se e' uno sfoggio di ridicoli cappellini da parte di improbabili signore prive di tracce di terra sotto le unghie. Se e' pop e snob allo stesso tempo. Amo che sia maggio, che le aiuole del parco siano nuove nuove e splendenti e che ovunque ci siano le piante più belle, quelle che credevi esistessero solo su Gardenia, quelle che hanno un nome proprio che evoca storie e avventure e invenzioni di uomini e donne che di mestiere curavano immensi giardini.
Quest'anno ho notato tre cose, che metto in ordine senza che sembri una recensione.
C'e' uno spaventoso declino di orto e aromatiche. Dopo due anni in cui se non avevi tre pomodori e una salvia allo stand non ti si filava nessuno, in questa edizione l'orto e' solo educativo, solo da bambini.
Non so se sia perché ormai il giardinaggio da cucina e' diventato una roba da Esselunga, troppo pop anche per i pop-snob oppure perché tutti si sono messi a tirare su l'orto da seme, come - arrancando - mi sono messa a fare io. Fatto sta che volevo una salvia per riprovare dopo il fallimento dello scorso anno e sono tornata indietro a mani vuote.
Seconda considerazione: un sacco di gente si e' messa a vendere piante molto strane. Robe che non hanno bisogno ne' di acqua ne' di terra e volteggiano con le radici aeree appese a fragili cestini, piante grasse che sembrano sassi, erbacee perenni che sembrano secche. C'e' pieno di gente intorno a questi banchi, ma non sembrano amanti dei fiori. E' come essere un appassionato di rettili che da' loro da mangiare topolini vivi. Niente a che vedere con l'amore per le bestie, solo una insana passione o una moda destinata a passare.
Infine, quasi a specchio delle due osservazioni sopra, un grande e meritato ritorno dei fiori normali, quelli di cui tutti sanno il nome, nelle varianti più belle e monotematiche.
Splendidi venditori di sole rose, di ortensie che sembrano dischi volanti, gerani e pelargoni, di peonie lunghe lunghe con un solo fiore.
Trovo che sia una cosa bellissima, che si accompagna a un gusto delle piante in primis perché sono parte di noi, dei ricordi, dell'infanzia, di un immaginario condiviso. Ognuno di noi ha una nonna che coltivava rose, pochi un avo dedito alle sterpaglie o alle piante carnivore, per fortuna.
E' molto meglio descrivere un fiore e sapere che chi hai di fronte riesce a visualizzarlo, ne conosce l'odore e la consistenza delle foglie piuttosto che riempirsi la bocca di parole difficili a cui il prossimo non associa nulla.
Forse e' per questo che ho comprato una rosa, una rosa famosa con un nome proprio. La nuova inquilina del giardino e' una Sans Souci, che avrà il compito di tenere insieme le fioriture gialle dell'arco ereditato con tutti i toni del rosa che circondano l'orto.
E' in boccio, senza neanche un fiore aperto e purtroppo tornando in taxi uno l'ho perduto, ma in pochi giorni sarà aperta e felice, spero, come le sue sorelle.
L'ho portata a casa passeggiando fra bella gente, come un augurio di stare senza pensieri, senza preoccupazioni, nel futuro che mi e ci si apre davanti.

Rosa Sans Souci - Barni

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