domenica 15 maggio 2011

Cielo livido, cuore no

Nelle giornate con la luce fredda persino il giardino sembra infido. Guardi il retro delle foglie e cerchi di capire cosa sono quelle strane palline bianche che sembrano cristalli, forse uova di un parassita che dovrai uccidere tuo malgrado. Ti chiedi se mangerai mai un pomodoro, dato che le piante alte, bellissime e orgogliose continuano a fiorire, ma non vedi nessuna bacca verde che possa maturare un giorno. Ti preoccupi per le zucchine, perche' qualcuno ti ha detto che fra poco sara' finita la stagione e tu ti sei appena abituata a mangiare quelle che hai appena tagliato, con la goccia di acqua alla clorofilla che esce dal punto in cui l'hai staccata, sana, sanissima senza pesticidi perche' le piante sono larghe giuste, non toccano terra, hanno aria che circola fra le foglie e prendono il sole felici.
Ti illudi che il cuore del fiore bianco a fianco abbia la forma di un limone in miniatura. La luce e' livida sulla rosa livida, quella senza una traccia di colore caldo, che non sai ancora se amera' il terreno un po' acido in cui l'hai messa. La messa a dimora delle rose e' l'unico brivido di paura che ti danno quegli arbusti meravigliosi, perche' se si trovano male ti abbandonano da un momento all'altro. Hanno questo periodo diffidente in cui osservano come le curi, annusano l'aria per capire se la posizione e' propizia, vogliono acqua ma non troppa se no manciscono subito, sono refrattarie ai concimi. Se decidono che non va bene, che cosi' non possono essere felici, si suicidano. Cosi', all'improvviso, senza rimedio. Ne hai persa una, lo scorso anno. Una rosa meravigliosa, dai mille petali verdi e rosa e boccioli corti, rotondi. Non ti ha voluta, si e' lasciata morire. La pensi ancora. Se invece superano questa fase kamikaze diventano una certezza - perche' le rose vivono a lungo, come le persone, ma non invecchiano come gli umani, perche' si rinnovano ogni anno con getti che sono un inno alla scoperta del mondo.
In queste giornate di sole non convinto pensi ai tuoi insuccessi, al ribes e alla mora che non hanno fatto i fiori e di cui non potrai mangiare i frutti. Che dovrai attendere fino al prossimo anno. Alle olive fitte sui rami della scorsa stagione, di cui sono promessa i minuscoli fiori a nuvola che hanno invaso i rami e poi il pavimento in questi giorni, che furono abbattute ad agosto dalla grandinata del secolo, quella che buco' ogni foglia del giardino e costrinse a una potatura feroce da cui non tutti si sono ripresi bene. 
Pur nell'incertezza della giornata, qualcuno procede a grandi passi verso il suo momento d'oro: gli oleandri sbocciano, con colori imprevisti. Il primo lo scorso anno era di un rosa tenue, quest'anno e' bianco con appena una traccia di color albicocca. A costo di dire una castroneria botanica, pensi si sia adattato ai suoi vicini, che sono tutti bianchi come la neve. Almeno finche' da loro non sbocceranno petali rosa. Fiorisce l'ortensia, con i suoi agglomerati di fiorellini ancora indecisi se esser fiore o foglia. Bella pianta, quella, quando non e' oggetto della perversione di chi la vuole rendere una decorazione minimalista e la ama secca e in vaso invece che sui rami, dove fiorisce imperterrita per mesi. 

Ieri sera, a cena dalla mia amica, guardavo le grandi bellissime vasche di pietra che ha sul ballatoio della sua casa. Le immaginavo piene di ortensie, rododendri e azalee, tutte bianche, azzurre o lilla come un pezzo di cielo, come le nuvole che le piacciono tanto. Tutte amanti delle ombre di quello spazio coperto, che io non posso permettermi perche' l'angolo risparmiato dal sole del giardino e' piccolissimo e artificiale, creato dall'umidita' della pergola e dal dondolo che fa da schermo ai raggi del pomeriggio. 
Poi ho visto le ruspe e i camion del suo bambino con i capelli piu' lisci e lucidi del mondo, che aveva scavato le fondamenta di un castello immaginario in uno spazio vuoto di terra. Ho pensato che occorre farlo crescere un po', prima che le vasche possano ospitare fiori fitti. Bisogna non togliere a un bambino di citta' il suo cumulo di terra di cui ingurgitare lo sporco sotto le piccole unghie, la sensazione che da' soltanto l'affondare con le mani nell'umido buono e fresco dove, se si e' fortunati, nuota un lombrico. Quello poi, e' un bambino di mare, con i geni del marinaio che e' suo nonno e che e' - dentro - la sua mamma inquieta. E' un bambino che ama la sabbia e le onde. Per questo ha bisogno di crearle anche nei vasi di un terrazzo di citta'. Ieri sera, per la prima volta da quando l'ho visto nascere, si e' lasciato un po' conoscere da me e forse io da lui. Abbiamo giocato a nascondino e mi ha raccontato una storia prima di dormire (io non sono tanto capace). Mi ha ricordato una bambina che mi insegnava il francese qualche anno fa a Parigi, perche' io non conoscevo tante parole necessarie al suo mondo: parole di pappe, di giochi, di asilo che all'universita' non avevo imparato. 
Mi ha ricordato una cosa bella dei bambini: che ti spiegano come avere cura di loro. Sanno quando non sei capace e ti guidano. Se ti nascondi in un posto troppo facile a nascondino e ti trovano subito, non pensano che sei un cretino, ti dicono: "adesso rigiochiamo e tu potresti nasconderti in un posto molto difficile". Con delicatezza, come se fosse solo una proposta e non una necessita', un'ovvieta' data dalla tua incompetenza.
Tutte le cose pulite sono cosi', siano piante, animali, relazioni. Tendono all'armonia e riconoscono la buona fede, cosi' quando sbagli e' chiaro che non l'hai fatto apposta. Non ti mettono alla prova per vedere se capisci da solo, per deludersi se non lo fai. Non fanno il contrario di quello che vogliono per verificare la tua sincerita' e la tua fedelta'. Danno per scontato che tu stia facendo del tuo meglio e di doverti aiutare perche' tu riesca.
Le cose pulite ti sanno imperfetto, quindi sorridono e fanno del loro meglio per migliorarti. 
Oggi e' giornata di elezioni, in citta'. Voglio pensare che questa luce grigia sia l'indecisione che sempre precede un cambiamento. Che invece di decisioni arzigogolate, sondaggi e statistiche oggi conti la faccia di un candidato per bene a fronte di una donna di plastica. Voglio pensare che la gente decida come deciderebbe il bambino della mia amica, da cosina pulita. 

Ora vado a votare.

   

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