martedì 3 maggio 2011

L'orto del Commander in Chief

Nell'orto e nel giardino il dilemma del prigioniero non te lo puoi permettere. Non puoi fare la guerra in nessun modo.
Se la fai fredda e pianificata - ad esempio eliminando preventivamente tutte le fonti di potenziali insetti e tenendo ogni pianta a debita distanza dalle altre - e' un disastro, avrai vegetali stitici, niente fiori ne' frutti. Ti potrai permettere forse una fila rada di photinie, che se fossi un ragnetto rosso ignorerei anch'io. Niente rose, niente zucchine, nemmeno oleandri che quelli stanno simpatici alle cocciniglie, con il loro potentissimo scudetto protettivo da tartarughe mignon.
Se dichiari guerra aperta e' forse peggio. Sradicare un pesco al primo attacco di bolla e' un crimine da tribunale dell'Aja. Io ho resistito due anni e ho rifiutato di uccidere il poveretto, che adesso è stato piantato in campagna da mia mamma, perchè non ce n'è, un pesco ereditato da gente incurante e non nano in vaso non cresce bene, fa troppe poche radici e si ammala.
Anche la guerra alle erbacce è inutile, forse controproducente. Puoi mettere i sassi per arginarle, oltre che per evitare che la gatta piccola confonda vasi e cassetta della sabbia, due oggetti indiscutibilmente troppo simili per fargliene una colpa. Puoi togliere i bulbi selvatici e deboli che qualche bambino idiota ha piantato dieci anni fa e poi dimenticato (già, il giardino prima di me ha dovuto sopportare anche la presenza di infanti. Non sapete quante sorprese dell'ovino kinder ho dissotterrato).
Se poi però un trifoglio o un'ortica ce la fanno lo stesso a crescere, estirparli fa male al cuore e, secondo me, anche al giardino. Cosa può pensare una pianta di fragole se sente la mano che l'innaffia sradicare senza pietà le sue piccole vicine, colpevoli solo di non dare frutti profumati? Va bene che le fragole non pensano, ma non si sa mai.
Quella che sto per fare e' una considerazione banale, messa in pratica da migliaia di maestre elementari che fanno giocare i loro pupilli con vasi e terra invece che con sabbia e secchiello. L'orto e il giardino sono esperimenti di pace.
Sono la ricerca strenua e faticosa di un equilibrio. Sono la lotta per una soluzione dove non c'e', per poi scoprire che c'e' sempre e c'e' sempre stata.
C'e' sempre un modo per gestire personalita' contrapposte, per dirimere la diatriba fra un glicine che si espande e una mora timida che deve farsi spazio alla sua ombra. Senza tagliare, guidando. C'e' sempre un girasole per attirare gli insetti che impollineranno i pomodori, un oleandro avvelenato che impedira' ai gatti di razzolare la terra della salvia. Basta non alimentare il conflitto, esercitare il rispetto come forma alta della convivenza.
A volte sento miagolare i quadrupedi in qualche angolo del giardino. E' un miagolio basso e articolato, fatto guardando all'insu'. Mi piace immaginare che stiano parlando con il piccione appollaiato sul muretto, gli stiano anticipando un attaco che sara' infruttuoso, ma questo loro non lo sanno e si impegnano moltissimo. Mi piace pensare sia un'estrema arma diplomatica: "piccione, sto per saltare con l'obiettivo di mangiarti, ma sono un gentiluomo, quindi se vuoi puoi ancora volare via." Conto fino a tre. Uno...
Il giardino non crea nemici e, soprattutto, non gode del loro massacro.
Per questo stasera non riesco a mettere insieme le immagini di un Obama sorridente che pianta l'insalata con la moglie e le figlie riccioline e lo stesso uomo, un po' piu' magro e serio, che dichiara di aver fatto uccidere il santone barbuto che si nascondeva vicino a Islamabad. L'ha detto molte volte: "Io avevo la notizia, io ho dato l'ordine di attaccare. Oggi e' un giorno buono per la pace."
Come spieghera' alle sue figlie, allevate alla scuola dell'orto, che quello non era un uomo, ma un insetto maligno? Come spieghera' che i gatti avvertono, loro padre no. Sia ben chiaro che non provo nessuna simpatia per chi si mangia le mie foglie, ne' per chi ci fa la cacca sopra. Figuratevi per un invasato barbuto.
Pero' c'e' un senso di coerenza violata nelle due immagini che ho visto a pochi mesi di distanza. Ci sono personaggi da cui te l'aspetti. Il principe Carlo va a caccia di volpi, il texano mangiava i vitelli e sua moglie ha sicuramente una borsetta di coccodrillo. Cosa vuoi mai aspettarti da gente cosi'?
Obama e Michelle, pero', sembravano diversi. Sembravano voler educare. Educare alla pieta', all'equilibrio, al compromesso possibile. Educare all'orto.
La vita e' molto dura, anche in un giardino. Ci sono i buoni e i cattivi, l'ombra e la luce, il momento della nascita e quello della morte. Non c'e' pero' mai la sconfitta, quella che leggo oggi nel presentarsi goffo e nello sguardo sfuggente di uno che ancora una volta non ha trovato soluzione migliore che fare la guerra e avverte, anche se in modo sfocato, che fare altrimenti si poteva. Bastava imparare da un glicine e da una mora.

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