giovedì 19 maggio 2011

Il richiamo del Bianconiglio

Stasera sono uscita dall'ufficio in lacrime. La guerra era finita, finita davvero, con uno di quei gesti ufficiali che sanciscono che non si puo' piu' tornare indietro. Diciamo che era appena stata aperta la crisi di Governo, da stasera il Paese va ufficialmente avanti senza di me. Mi resta da fare ordinaria amministrazione come durante il semestre bianco. 
Piangevo non per tristezza, non per rimpianto, nemmeno per ripensamento. Piangevo parlando al telefono con la mia mamma, perche' e' finito senza poesia un capitolo della mia vita che e' durato tanti anni e se ne apre uno nuovo in cui il lavoro dovra' avere per scelta un altro aspetto, un'altra forma e molta meno passione. Per certi versi era un addio alla giovinezza lavorativa, quella degli entusiasmi e del crederci fino in fondo, come se fossi arrivata tu con in tasca la ricetta per non far sembrare insalata le primule dieci giorni dopo che le hai comprate. Solo che se quel trucco esistesse l'avrebbero scoperto diverse generazioni fa. 
Camminavo verso la macchina, che rimane sempre sul fondo del parcheggio perche' non sono una persona mattiniera, anche se compenso restando finche' l'enorme spazio non resta vuoto, la mia piccola vettura con gli occhi da ranocchia che attende come il cocchio di Cenerentola gia' ritrasformato in zucca. 
Parlavo con mia mamma della profonda delusione di questa fine burocratica e asettica, di quanto mi sentissi da mesi una vera cretina, che non aveva capito che dai diamanti non nasce niente, in senso letterale. Dicevo che, anzi, non paga di aver seminato, scrutato la terra, innaffiato i germogli, ora mi stupivo pure di trovarmi davanti una gigantesca pianta carnivora che voleva mordermi un dito. Insomma, uno di quei momenti di sano autolesionismo a cui la mia povera mamma si e' ormai assuefatta, anche se un giorno mi mandera' a quel paese con un immenso effetto liberatorio che la purifichera' finalmente da tutte le malattie che purtroppo ha addosso. 
Mi guardavo i piedi, come al solito. Mio marito dice che ho il radar, perche' trovo sempre le monetine per terra. Il fatto non e' imputabile a uno spiccato spirito di osservazione, ma e' il retaggio della mia nota sindrome maniaco depressiva, la stessa che provoca l'ipocondria.
Ve lo raccontero' un'altra volta, ma da adolescente sono stata molto malata e, per un periodo, ho avuto paura dell'Aids. Cosa anche abbastanza normale, direte voi, non e' che sia un raffreddore. Peccato che io avessi molto timore di pungermi con una siringa lasciata per terra e che questo abbia significato per anni girare con gli anfibi anche in piena estate, far sdraiare prima di me la mia amica sulla sabbia al mare per assicurarmi che il telo non fosse posato su un ago, non sedermi al cinema a luci spente, togliermi letteralmente il primo strato di pelle con l'alcool ogni giorno per disinfettarmi da presunti contatti pericolosi. 
Insomma, anni di vita difficile che mi hanno lasciato il radar, ovvero il guardare costantemente e inconsciamente dove metto i piedi. Cosi' trovo le monetine, ma mi perdo il paesaggio. Cosa volete, poteva andare peggio, mi consente di fare l'indifferente e vivere abbastanza normalmente. Vi assicuro che era peggio spiegare alle persone perche' dovevano tenere chiusi i finestrini quando io ero in macchina, dal momento che una siringa colpita di taglio da una ruota poteva saltare dentro l'auto dal vetro aperto e pungermi. 
A un certo punto, pero', almeno per individuare la macchina, ho alzato gli occhi e li ho visti.
I coniglietti saltellavano su un piccolo pezzo di prato di un verde perfetto fra la fine del parcheggio e la strada trafficata, separata da un terrapieno. Erano tre o quattro, attenti ma non troppo sospettosi. Tutti marroni e con la forma esatta di un disegno di maestre a forma di coniglietto. Quei particolari coniglietti hanno il di sotto della coda bianca, cosa abbastanza paradossale calcolando che da li' escono i bisogni. A rigor di logica sarebbe stato piu' sensato farli tutti bianchi e li' sotto marroni. Invece no, sono al contrario, forse proprio per enfatizzare quel gran senso di compostezza e pulizia che emanano. Mi hanno osservata passare, voglio pensare che ormai mi conoscano e non mi considerino un pericolo, perche' li vedo spesso. Mi sono fermata e hanno drizzato le orecchie, che sono di mezza lunghezza, seduti sulle gambe posteriori. Poi si sono messi a quattro zampe e mostrandomi il sedere bianco sotto al codino corto si sono mossi a balzelli verso una radura. Non ci sono volpi ne' cacciatori nel parcheggio, quindi mi sono sembrati abbastanza soddisfatti. In natura penso che quel pezzetto bianco sia un po' come il centro di un bersaglio, il modo inventato dalla natura per fare in modo che i predatori li mirassero meglio ed evitare cosi' che il mondo si ritrovi ricoperto di coniglietti. Sono contenta, pero', che abbiano trovato un posto dove vivere sereni, ammiccandomi di tanto in tanto. La scena, pero', restava abbastanza surreale.
Voi capite che e' quasi piu' facile far credere alla persone che le siringhe possono passare dal finestrino piuttosto che convincerle che ci sono i coniglietti nel parcheggio di una multinazionale petrolifera, quindi non l'ho detto a nessuno. 
Pero' ho pensato che un giorno li seguiro' in mezzo alla radura, come in un romanzo di Carroll, per scoprire un mondo all'incontrario dove quello che qui su ha valore non ne ha. Allora smettero' di piangere e anche di parlare al telefono.
Oppure, ho pensato poi, forse non lo so, ma li ho gia' seguiti.

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