lunedì 9 maggio 2011

Diario ipocondriaco

La giornata di un'ipocondriaca in fase focalizzata - quando, cioe', ha gia' individuato un dolorino che e' chiaro segno di una malattia incurabile e non sta passando il proprio corpo allo scanner per trovarne uno - si riassume in un'immagine che penso vi ricordiate tutti. Ce l'avete presente Pollon, il cartone animato che ha fatto appassionare tutte le bambine italiane degli anni ottanta, o quantomeno una, alla mitologia greca? Ecco, Pollon ogni tanto doveva fare una cosa e le comparivano sulle spalle due piccole se stessa. Una vestita da angioletto, che le dava buoni consigli e la incitava a fare il bene, l'altra vestita di rosso come un diavoletto, che suggeriva cattiverie. Lasciate perdere il chiaro riferimento all'immaginario cattolico in un ambiente ovviamente politeista come l'Olimpo.
Io, quando ho paura, sono Pollon.
Sulla spalla sinistra (quella che mi sta piu' simpatica) sta seduta, depressa e combattiva, la mia razionalita', che analizza con spietata correttezza che cosa ha generato la malattia mortale. La spiegazione e' spesso non particolarmente sofisticata. Nella crisi in corso, ad esempio, e' semplicissima. Sono nel mezzo di un cambiamento che non so governare, per la prima volta faccio fatica ad alzarmi per andare al lavoro e il mio corpo mi dice che e' venuta l'ora di aprire un capitolo nuovo, che pero' non dipende solo da me e che, quindi, mi terrorizza.
L'epifenomeno, la tipologia di malattia mortale scelta, deriva diettamente dalla mia vicina di casa, a cui voglio un gran bene, che contro lo stesso tumore con cui si flagella la mia mente sta combattendo davvero, con incoscente coraggio. La vedo, la faccina della mia razionalita', quasi imbarazzata da queste spiegazioni lapalissiane, dall'ovvieta' della sua tesi, che e' poi quella di mio marito: se hai un cancro, e' un cancro al buon senso. Me la ripete di continuo, la argomenta per convincermi, mi fa domande retoriche attingendo al passato, alle svariate malattie che hanno avuto, nella mia storia, una genesi simile a questa. Io sarei tentata di essere d'accordo.
Il problema e' quella disgraziata che sta seduta sulla mia spalla destra (la conservazione, la paralisi, lo stare immobile nella paura). Lei sta spesso zitta, ma non perche' stia ascoltando l'altra. Sta sentendo il dolorino. Lo sta valutando, per capire quanto e' cresciuto ("quanto e' riuscita a farlo crescere", commenta la razionalita' stizzita). Lo sta comparando rispetto al passato, per affermare con sicurezza che no, cosi' non e' mai stato ("L'ha gia' detto anche la volta dell'osteosarcoma, non ti ricordi?", mi fa notare r.). Sta ricordando ogni racconto di malattia che ha immaganizzato, ricorrendo a quella memoria per le disgrazie altrui che stupisce mio marito perche' conosco i sintomi piu' strani di ogni malanno. Lei e' cosi'. Sacrifica un sacco di neuroni perche' ogni volta che sente raccontare una disgrazia sanitaria non puo' fare a meno di mandarla a mente, per vederla riaffiorare perfettamente accurata al momento opportuno, appena il dolorino giusto lo consente ("pensa quante bellissime poesie avresti imparato a quest'ora, se lei non rubasse tutto lo spazio", sospira la razionalita').
La paura lascia parlare, non interrompe. Poi alla fine, mentre l'altra beve esausta un bicchiere d'acqua, sussurra piano: "E se questa volta, invece, fosse proprio quella in cui c'e' qualcosa di serio?".
All'altra va tutto di traverso e si ricomincia da capo, finche' quattro pastiglioni di Armovita non stordiscono entrambe, e me con loro.
Questa e' una giornata ipocondriaca. Un giornata in cui sono successe delle cose carine. Ho piantato la rosa struggente comprata ieri alla fiera dei fiori. Ho avuto la conferma che quelle piantine che ho trovato appoggiate nei vasi del cortile non erano state lasciate li' per essere portate in casa piu' tardi, erano state messe li' apposta per tutti, perche' io le piantassi in mezzo alle altre che ingentiliscono lo spazio comune. Il condomino anonimo ha contribuito a quel progetto di verde collettivo che forse aveva osteggiato in passato. La rivoluzione comincia cosi'. Mio marito mi ha accompagnato dalla dottoressa, con uno di quei gesti d'amore che mi fanno pensare che devo avere accumulato molti meriti nella mia vita precedente.
Purtroppo, pero', e' una giornata ipocondriaca, un'altra giornata sprecata in cui Pollon poteva diventare un po' piu' dea, invece e' rimasta una bambina.

Nessun commento:

Posta un commento