Ormai l'ho imparato. Dalle liti con mio marito, anche quelle più cruente, esce sempre qualcosa di buono.
Nel caso delle discussioni dello scorso week end, le parole che mettono pace sono state pronunciate con lui seduto sul water (chiuso) del mio bagno, con me nella vasca a lavarmi via troppo caldo di una domenica afosa e faticosa.
Lascia cadere i sassi, mi ha detto.
Vai in giro con questo zaino pesantissimo ormai da troppo tempo, fatto delle aspettative di tutti e, soprattutto, dalle tue. Nessuno ti giudica, nessuno sta a guardare se fai la cosa giusta. Lascia giù questo maledetto concetto di colpa, di giusto o sbagliato. Cerca di non cercare più il senso di ogni gesto, prova a vivere così, per lo stare al mondo e il fare quello che ci si sente.
Fai un esperimento e vedi cosa succede se ogni cosa che fai non è più il tassello di un programma, un manifesto politico, un urlo al mondo.
Mi ha detto che era giusto cercare di mettere in ordine i tasselli, trasformando la nostra esistenza in un romanzo di formazione, dando una trama ai giorni per poterseli raccontare nella testa e non svegliarsi, un giorno, con la sensazione di non avere vissuto.
Farlo in continuazione, però, è troppo faticoso, si arriva per forza a queste serate nella vasca, con le lacrime agli occhi e la bocca quadrata dei bambini che vanno a letto troppo tardi, riuscendo solo a dire "Non ce la faccio più. Sono così stanca.".
In queste notti sogno di perdere i denti. A volte denti singoli, a volte pezzi interi di bocca.
Con la mia amica d'infanzia abbiamo sempre avuto molta paura, quando ci capitava questa cosa.
Ci hanno sempre detto che è un presagio di morte, un brutto segno. Sempre che non si abbiano in quel momento le mestruazioni, perché allora è solo il cambiamento.
Penso che in questo momento una parte di me stia davvero lasciandomi.
E' quella che porta uno zaino di sassi perché non può non giudicarsi continuamente, quella con la tabella di marcia per monitorare ogni giorno la sua esistenza.
Sto facendo una cosa da pazzi. Rimetto tutto in ballo quando le altre si fermano e costruiscono il nido. Vado lontana dai miei pomodori quando l'orto nel giardino sospeso, raccogliere due peperoni, tre zucchine, due cuori di bue e quattro foglie di basilico mi sembra l'unica cosa sensata che faccio in un'intera giornata.
Vado lontano da lui, che mi interpreta, dà senso, sprona, fa crescere sempre. Che mi fa male, mi costringe a non stare mai ferma. Che mi sembra non capisca, ogni tanto, ma poi a forza di parlarsi e urlarsi viene fuori un concetto nuovo, quello che ci spinge ad andare avanti.
Intanto lascio andare sassi, come un Pollicino che vuole perdere la strada invece che ritrovarla.
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