Dai, citta' stanca.
Citta' sbagliata, che ha smarrito il senso del progresso dentro un aperitivo. Citta' con i palazzi che si chiamano come aziende e che non e' piu' capace di creare lavoro. Citta' della moda che non sa vedere l'eleganza di una ragazza rom che allunga una mano al semaforo. Citta' sfibrata come i capelli troppo biondi di una commessa, chiusa in un cortile e in un appartamento di lusso a parlarsi addosso.
Dai, citta' di periferie tiepide e piccoli balconi con un geranio proteso a sorridere al mattino, citta' di vecchietti che bonificano a forza di zappe del leroy merlin orti rubati a cortili di fabbriche dismesse.
Dai, citta' di finte sanita' eccellenti, di pediatri non trovati alla domenica e corse a un pronto soccorso dove si ritrovano disperazioni e paure rese tutte uguali dalla mancanza di alternative, citta' di un consultorio laico e per tutti che sembra un'oasi in mezzo ad arroganze cattoliche monolitiche che hanno il coraggio di chiamare "per la vita".
Citta' di uffici che diventano case per persone come me, che se esco alle cinque, un giorno, mi sembra di aver fatto part time.
Dai, citta' che dove l'aveva messa la sinistra, quella fatta di gente come noi, che all'improvviso si e' materializzata in una piazza nelle ultime settimane? Citta' di tassisti fascisti incontrati la sera, ma fascisti sul serio, che citano le bonifiche di Mussolini e ti fanno venire voglia di scendere, se solo non fossi cosi' stanca.
Dai, citta' bellissima che non sa di esserlo, di angoli di rigore e dolcezza infinita, di momenti di verita' assoluta, di biciclette gialle in bell'ordine e di famigliole stupite di utilizzarle.
Citta' che mi commuove perche' non mi aspettavo che mi inglobasse, che non mi aspettavo che mi cambiasse. Citta' cui adesso tocca farsi cambiare da me, dal pakistano cui stasera ho dato una moneta e che mi ha dato un bel sorriso, dalla pioggia che lava tutto lo schifo delle facce di plastica, dai mille condomini movimentisti come il mio, forse persino da un improbabile candidato a sindaco.
Dai, citta', cambiamo insieme. E' la primavera giusta.
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