Tra gli infiniti vantaggi che ti da' l'avere piante e animali c'e' ovviamente la socializzazione condominiale. Va be', il nostro e' un condominio un po' particolare, in cui la gente tende naturalmente alla comune. Nel pianerottolo sopra al mio tutti hanno la porta aperta. C'e' gente di ogni tipo, di tutte le eta' e sono convinti che sia normale cosi'. Sembra di stare un po' in quel sud da cui provengono molti inquilini: qualche urlo, molte finestre aperte e pasta al forno che suona il campanello la domenica.
Qui l'amministratore di condominio non ha nessuna autorita', perche' si decide tutto nelle assemblee informali - seguitissime soprattutto dalle signore piu' anziane che le preferiscono alla tv - anche se nessuno sa bene cosa siano ne' che valore legale possano avere.
Quelli che negli altri condomini sarebbero inquilini di pregio - manager urbanizzati dei loft costruiti a piano terra, dove c'erano i magazzini - qui vengono guardati con diffidenza, perche' non condividono lo spirito del luogo, si fanno i fatti loro, chiamano addirittura l'amministratore quando sono invasi dagli scarafaggi, invece di rivolgersi al consigliere condominiale, che visto che esce la ditta la fa passare per tutti gli appartamenti. Perche' ovviamente ha molte - se non tutte - le chiavi di casa.
Non serve precisare che ha anche le nostre. Noi, che siamo quelli dei gatti. Io, che sono quella delle piante.
I gatti si incaricano di show quotidiani a beneficio di tutti quelli che hanno il balcone che da' sul giardino, inseguendosi come acrobati del circo, saltando da un tetto all'altro con sommo dispetto dei gatti dei balconi e, soprattutto, degli sparuti, minuscoli cagnolini delle altre case. Lo fanno apposta, gli infami, a ribadire la vastita' del loro territorio e della loro buona sorte. Noi siamo quelli dei gatti, con un sorriso. Questo e' gia' un lasciapassare. La gente che ha i gatti non puo' essere infida.
Io, in piu', sono quella del giardino. Gia' da prima mi vedevano sempre fuori, a ispezionare una rosa, a soccorrere un gelsomino che si protendeva senza trovare un appoggio, a travasare qualche immane glicine con l'aria di una non proprio abituata ai lavori di fatica. Oppure con la scopa in mano a spazzar foglie, io che non ho mai sentito il bisogno di togliere la polvere dal pavimento di casa.
Poi, il ponte del 17 marzo, festa dell'Italia unita, abbiamo deciso di piantumare il cortile condominiale. E' stato un week end bellissimo, che vale una puntata da solo quindi ve lo raccontero' un'altra volta. Da allora sono la giardiniera ufficiale del condominio, incaricata unica delle innaffiature e della gestione dei vegetali, che includono un pesco e un albicocco dotati ognuno di un frutto.
La sera arrivo e scendo a innaffiare se serve. Qualcuno mi fa spesso trovare l'innaffiatoio pieno, cosi' mi risparmio la prima fatica. Parlo con tutti. La gente rientra dal lavoro, mi trova li' e con ognuno si scambia una parola, si organizza una missione per il sabato - all'ortomercato, alla coop, a una fiera dei fiori, si fa compagnia un momento a una vecchietta.
Stasera mi e' passato davanti un signore anziano, che portava la carta al cassonetto della differenziata, a fianco dell'oleandro condominiale. Mi ha salutata, l'ho salutato.
Ho chiesto come va.
Mi ha risposto si va avanti, da vecchi.
Ma no, da persone in gamba, ho risposto.
E' rientrato e ha salito le scale.
Poi e' sceso di nuovo.
"Dicevo, si tira avanti, da anziani. Abbiamo festeggiato il sessantesimo di matrimonio con mio moglie, tre settimane fa. Sa, ci siam sposati giovani, quindi son gia' sessanta."
Si e' girato e ha di nuovo preso le scale.
Era tornato indietro solo per dirmi questa cosa preziosa, ci aveva pensato, si era dispiaciuto di non avermelo detto cosi' aveva rifatto le scale, una cosa che sicuramente gli era costata fatica. Ci aveva messo un po', Tanto io ero li' a innaffiare. Chissa' quando gli sarebbe capitata l'occasione di dirlo a qualcuno, sua moglie lo sapeva gia'.
Mi sono complimentata sinceramente.
Sono quei momenti che salvano una giornata.
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