Lo sapete che non so fare le foto. Le faccio con il telefonino, mi vengono tutte sfocate perche' vado troppo vicina, non sono brava a trovare il giusto angolo o punto di vista e i colori non mi sembrano mai quelli veri delle cose.
Pero' oggi era una giornata fotografica, per la luce che colpiva il giardino verso il tramonto, fatta di sole ancora caldo e di ombre nette.
E quello che c'era nel giardino doveva rimanere a consolare l'inverno.
Le rose, tutte, o sbocciatissime o ancora chiuse, come se si dessero il cambio per non lasciarmi mai senza fiori.
Le ho contate, oggi, oltre a fotografarle. Sono otto. Sono tutte cosi' diverse fra loro che se arrivasse un extraterrestre non direbbe mai che sono la stessa pianta. Quella arancio chiaro, che ho ereditato con il giardino, sembra un albero contorto, tutta legno e foglie bianche di oidio che non se ne va, ma e' stata la prima a fiorire quest'anno, e ora mi ha regalato ben due nuove rose, che mi piacciono per riconoscenza verso la pianta, anche se sono un po' strane e contorte.
La Serenissima di Barni, quella lilla, nella seconda fioritura assomiglia alla rosa a cinque petali rossa e gialla che viene dalla casa sul cavalcavia, che, sopresa, dopo sei anni di conoscenza ha deciso di rivelarmi di essere profumata. Io giuro che le rose le annuso quasi prima di guardarle, ma lei non aveva mai saputo di niente. Invece stasera sapeva di fresco e di buono, come una ragazza bella appena uscita dalla doccia, come una pubblicita' ambientata a Parigi di una colonia costosa.
Le rose dell'orto sono al quinto giro consecutivo, cariche di giganteschi fiori a macchie bianche e rosa che sembra che cadano in avanti per il peso come una signora con le tette rifatte. Opulente, quasi troppo ingioiellate, ma cosi' vitali e allegre e prorompenti che commuovono e si fanno perdonare anche il fogliame che si sciupa con un soffio di vento.
La rosa del fosso, invece, fa un solo fiore per volta e lo medita a lungo, non si apre mai, ma poi sembra una peonia gigante all'odore di limone e si fa perdonare la lentezza esasperante.
Al contrario si comporta la rosa nana, che nel suo piccolo e' tutto un movimento, uno spuntare di nuove foglie, un maturare di minuscole spine e boccioli dai mille petali, danneggiati solo da un rosa troppo rosa che tradisce il fatto di essede stata comprata in saldo all'Esselunga.
Infine, le altre, quelle che attendono il loro turno per dire la loro in questo concerto che non ha bisogno di direttore se ne stanno li' come una promessa, alla faccia delle gardenie che non fioriscono e sono ormai passate nel registro delle piante antipatiche e altezzose, imparagonabili alle mie vecchie amiche, che basta un po' di sole e non ti deludono mai.
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