lunedì 13 giugno 2011

I giorni della merla (una ragione per dirsi umani)

Ieri sera puntata di ER direttamente in giardino. Seduti sul divano cercavamo di capire come stessero andando i referendum (esito spettacolare e secondo me completamente inaspettato, almeno in questa misura plebiliscitaria. "L'Italia s'e' desta", come mi ha scritto giustamente mia suocera), quando il normale canto degli uccellini la' fuori e' diventato un baccano assordante.
Mi alzo, esco e vedo quello che mai avrei voluto vedere. La gatta piccola con in bocca un uccellino e la mamma del poveretto che gira vorticosamente intorno alla belva. Inferocite entrambe, solo che la gatta ha quatrro gambe, denti e unghie e non solo un timido beccuccio. Lotta alquanto impari, dunque.
Ora: io lo so che e' la crudelta' della natura, lo so che la tigratina non e' cattiva, segue solo il suo istinto, che nei boschi e nella savana va cosi' da che mondo e' mondo. Comunque ho cacciato un urlo. Non vi auguro una scena del genere mai nella vita. 
L'urlo, che mi ha fatto prendere della pazza dal coniuge, ha avuto il vantaggio di interrompere il sacrificio rituale in corso, rituale perche' io accetto l'uccellinicidio per fame, ma la disgraziata ha croccantini e pappa molle a volonta'. 
La gatta mi ha guardata, ha preso in bocca la preda e ha pensato bene di infilarsi in casa, trovando ad attenderla una me ancora piu' incattivita di lei, con la scopa in mano.
L'uccellino, dimostrando un invidiabile istinto di sopravvivenza, ha approfittato della mia azione di disturbo per rifugiarsi in una minima intercapedine che c'e' fra la libreria e il muro. Il coinuge, ormai coinvolto nel dramma, ha messo i guanti che uso per potare le rose e mi ha aiutato a prenderlo e a metterlo in una scatola. 
A quel punto, fra la disperazione della gatta e quella della madre, che continuava a chiamare il suo piccolo convinta che fosse stato ormai digerito, ci siamo posti il problema di dove mettere il pennuto, che si era rivelato una meravigliosa pallina con il becco, una cosa struggente. Tra l'altro, sembrava terrorizzato, ma quasi illeso. 
E' partita una consultazione condominiale, ma purtroppo l'opinione dominante lasciava al pipino poche speranze. L'unico modo per salvarlo, a detta dei piu', era farlo immediatamente ritrovare dalla mamma, ma questo avrebbe implicato servirlo su un vassoio d'argento alla gatta.
Nell'indecisione, l'uccellino e' stato portato nel cortile condominiale, in mezzo alle surfinie, all'aperto per non farlo soffocare nella scatola, ma fuori dalla portata di potenziali assassini.
Dio benedica internet: una veloce ricerca sul web mi ha permesso di individuare un pronto soccorso dell'ENPA per animali selvatici, ho composto il numero di telefono senza grosse speranze di ricevere una risposta (nel frattempo si erano fatte le dieci di sera). Mi ha risposto un gentilissimo veterinario, palesemente abituato a voci colpevoli di padroni di gatti assassini, che mi ha detto: "lo metta in una scatola e lo porti qui, se puo'". 
Certo che posso.
Bucherellata la scatola per permettere il trasporto del pipino, che nel frattempo aveva pensato bene di passeggiare per il cortile, con caccia al tesoro notturna per recuperarlo alla luce di una torcia sotto il portabiciclette, mi sono messa in macchina, per attraversare la citta' immersa nella movida di una bella domenica sera d'estate che sembrava una tregua dopo settimane di pioggia. 
A fianco a me l'uccellino aveva capito e stava buono dentro la scatola, nel lungo viaggio che lo portava lontano dalla sua mamma, ma anche lontano dal suo attentatore. 
Il pronto soccorso ENPA e' un posto commovente, di quelli che fanno pensare che l'umanita' ce la puo' fare. C'e' una ragazza asciutta, ma gentile, che compila la scheda di accettazione in un coro di animali perduti o ritrovati, feriti o ammalati, comunque salvi, deboli fra i deboli nella citta' inospitale. E c'e' un veterinario ragazzo, con la faccia di chi ne vede di tutti i colori e ha ben chiaro che ci vuole impegno per non pensare che le bestie sono meglio degli uomini. 
Gli ho messo in mano la scatola, agitatissima: "puoi dirmi se va tutto bene, non lo sento piu' muovere", gli ho detto senza il coraggio di aprire e guardare con i miei occhi. Dallo spiraglio che ha sollevato nel contenitore e' uscito un profilo tondo, un becco girato all'insu'. L'uccellino era indubitabilmente vivo e sembrava anche curioso. 
Dalla visita ho scoperto che le ferite erano superficiali, che non era nulla di grave. Ho scoperto anche che era un merlo, o, meglio, una merla. Una piccola merla gia' abbastanza grossa, che in un paio di settimane sapra' volare e libereranno all'aperto. Lontano dalla tua gatta, ha precisato il dottore.
La sua mamma stasera la cerca ancora, sotto lo sguardo ancora predatorio della gatta, da cui si tiene lontana. 
Vorrei avere una lingua per spiegarle che la sua bambina sta bene, che avra' una vita che spero felice. Vorrei dirle che non deve pensare che mi sia arresa come consigliavano i vicini, che una pazza disposta ad attraversare la citta' per un'uccellina ha trovato altri pazzi che stavano in un ambulatorio alle undici di sera, disposti gratis a curarla e accudirla. 
Cerco di dirle che mi dispiace che lei non lo sappia, che faccio fatica a coccolare l'artefice di tutto questo, che mi guarda angelica e innocente come Celli ha raccontato tante volte. 
Guardo la merla e non sono capace di dirle che questa notte ho dormito bene, come si dorme quando si sa di avere fatto il proprio dovere. 
Che almeno per una volta credo di aver reso un po' meno inutile e supponente questa suddivisione solitamente discutibile fra umanita' e animali, avendo deciso che per amore si puo' andare contro quell'umano di nome Darwin, che avrebbe condannato sua figlia a morte giusta ma non buona. 

2 commenti:

  1. Leggendoti mi è venuto in mente Cipì (letto alle elementari e riletto poi da-con mio figlio). Noi abbiamo avuto un'avventura simile con un piccolo passerotto l'anno scorso ed è stato bello vederlo rinfrancarsi e volar via!

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  2. Ciao, Ilaria. Purtroppo la notte scorsa non ha avuto lo stesso lieto fine: il dono della micia e' stato quel che restava di un piccione, praticamente solo le ali, direttamente in camera nostra...urge soluzione, ma cosa fare contro l'istinto?
    Cipi' e il "lungo nastro d'argento" sono state tra le letture piu' belle anche della mia infanzia...grazie per avermelo fatto ricordare!
    Buona serata a te e ai bimbi!

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