Fra i vari equilibri di cui sono alla ricerca in questo periodo, quello piu' importante e' indubbiamente quello del giardino. Parto dai dati di fatto: quest'anno ci sono la meta' - forse meno - delle zanzare dello scorso anno. Le piante sono tutte piu' sane, non si secca piu' cosi' tanto la terra e devo innaffiare molto meno.
In pratica l'unico difetto del giardino, il doversi fare il bagno nell'autan la sera prima di affrontare il cineforum con il computer e le cuffie sulle sdraiette (fra i piaceri del mondo forse uno dei piu' assoluti), e' scomparso da solo.
Le ragioni possono essere le piu' varie.
Spiegazione casuale - atmosferica: e' stata una meravigliosa primavera si sole, non umida, priva dei laghetti naturali, anche nei sottovasi, che fanno da incubatori ai fastidiosi insetti con la proboscide succhiasangue.
Spiegazione disfattista: quelli del Comune avranno azzeccato una terribile distribuzione a pioggia di ddt.
Spiegazione ottimista: sono proliferate le rane nei laghetti di periferia e i pipistrelli in citta', che se le sono mangiate tutte.
Spiegazione autocentrata: il mio giardino ha migliorato l'equilibrio dell'ecosistema.
Probabilmente il congruo numero di zanzare dell'anno e' frutto di un po' tutti questi fattori messi insieme, ma voglio sperare che il mio verde un po' abbia contato.
Rispetto all'anno scorso, mi sembra tutto piu' fresco, i milioni di foglie stanno cominciando a fare il loro mestiere e a regolare il clima, alla faccia del pavimento di cotto bollente delle sei di sera. Le bestiole ci sono, sono tante. Ogni mattina farfalline bianco candido, uguali a quelle che ricordo in campagna da bambina, volano fra i fiori. Ci sono i bombi e anche alcune api. Palesemente qualche lumaca, con buchi tondi sul trifoglio che lascio a pacciamare i vasi. Pidocchi molti, ma non troppi. Abbastanza da controllarli con il semplice uso delle dita, quando proprio decidono di nutrirsi di quel bocciolo di rosa che da due settimane mi sta facendo penare per aprirsi.
Giu' in cortile ho notato che le formiche camminano sugli alberi e vanno a mangiare i piccoli afidi ancora uovo. Tremendo da vedere, ma molto efficace.
Ci sono molti uccellini, nonostante i due quadrupedi facciano il loro mestiere con estrema coscienza e quindi nessuno possa sorvolare lo spazio aereo del giardino, che resta l'unico del circondario a non riportare mai una cacca di piccione sul pavimento, segno che i volatili, qui, difficilmente si possono rilassare. I merli li vedo pero' bere nella grondaia quando i due sono distratti, o passeggiare sui muri mentre i quadrupedi fanno il riposino in camera mia.
Stanno crescendo bene le belle di notte che mi ha regalato il figlio artista del mio vicino. Se si apriranno, fra meno di un mese, la sera non mi stupirei di vedere arrivare persino una lucciola, che mi commuoverebbe come ha sempre fatto.
Voglio pensare che tutta questa vita, questi odori, questa lotta per la sopravvivenza siano responsabili del contenimento della zanzara notturna e della sparizione di quella veramente antipatica, la tigre. Che ogni anno sia destinato ad andare meglio e che le capacita' di recupero dell'ecosistema siano quelle che sto vedendo qui sopra: possenti e veloci.
Una cosa che mi ha sempre sorpreso e' quanto in fretta l'ambiente ripari i danni, in primis quelli umani. Ricordo ancora il dramma del buco dell'ozono, tutte quelle bombolette che sembravano insostituibili e di cui ci siamo liberati in pochi anni, per scoprire che il buco, che ci aveva messo decenni a formarsi, allargandosi lentamente, si sarebbe chiuso in un attimo.
La natura e' comprensiva e pratica come una casalinga emiliana. Ci mette molto ad arrabbiarsi, il piu' delle volte sbuffa se fai un pasticcio e poi si mette a pulire e riaggiustare. Mica solo con i disastri umani: avete presente le eruzioni vulcaniche, tutto bruciato e nero? Poco dopo nascono i fiori e si ricomincia daccapo.
Insomma, come sempre e' da li' che prendo ispirazione. Nel buco in cui sono rannicchiata cerco un equilibrio, un miglioramento impercettibile e costante che se spero abbastanza arrivera'.
Sepolta dalla lava di un vulcano che io stessa ho contribuito a far eruttare, inconsapevole e attonita come un calco di Pompei, devo aspettare i fiori azzurro cielo che ho visto nella primavera siciliana, molti anni fa.
Le molte signore emiliane che mi hanno preceduta sul mio albero, non solo genealogico, sono li' che mi guardano benevole, pronte ad aggiustarmi, ad abbracciarmi, a riparare ai miei danni e alla mia tristezza.
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